Piccole tradizioni dei ragazzi nei giorni di festa (Capodanno e Pasqua)

A Capodanno era tradizione che i ragazzi di Carrone passassero di casa in casa per il “Bundì” , cioè per augurare il buongiorno il primo giorno del nuovo anno.

Ma anche a Pasqua, fino alla fine degli anni ’50, i ragazzi passavano in gruppo in tutte le case del paese per ricordare a tutti che era ora di pranzo.

Siccome secondo la liturgia cristiana le campane non suonavano nei tre giorni precedenti la Pasqua (giovedì, venerdì e sabato santo), i ragazzi in questi tre giorni si trovavano intorno al mezzogiorno al monumento ai caduti.

Poi, attraverso un sentiero che passa dietro la casa di Baro, andavano al “saut” (una cascatella sulla roggia verso Mercenasco) e partendo da qui, in gruppo, facevano il giro del paese con le “cantarane” e i “batai”, gridando così: “A l’è mesdì, chi a mangia nin adess a mangia pì” (E’ mezzogiorno, chi non mangia adesso non mangia più).

Apriva il gruppo un ragazzo armato di una grossa conchiglia, alla quale era stato praticato un foro sul davanti: la conchiglia veniva usata come una tromba ed emetteva un forte suono cupo di basso che si sentiva in tutto il paese. Questa conchiglia era stata portata dall’America (dove si diceva fosse stata usata da un panettiere per far sapere che era pronto il pane) ed era molto difficile da suonare.

Il “batai”

 

La cantarana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche in chiesa alle funzioni di quei tre giorni, al posto del campanello dell’elevazione che non si poteva usare, si suonava il “batai”.

Per Pasqua anche il parroco passava casa per casa con alcuni chierichetti per la tradizionale benedizione delle case, ricevendo in cambio delle offerte o qualche uova.

Armando Vassia