Le rogazioni alle croci

Le rogazioni erano processioni che si facevano cantando le litanie dei Santi e altre preghiere per implorare da Dio la conservazione e la prosperità delle messi e dei frutti della terra (rogare significa pregare con insistenza, ripetutamente). Si tratta di un’usanza molto antica, che risale all’anno 600, quando vennero cristianizzate delle feste pagane.

Il punto di partenza delle rogazioni (“salm” in dialetto) era sempre la Chiesa, e si faceva il giro delle diverse croci che un tempo erano presenti nella campagna circostante il paese. Si cominciava sempre dopo la messa del mattino, alle 6.30 e si finiva entro le 8.30.

C’era una rogazione che si svolgeva il 25 aprile, giorno di San Marco: partendo dalla Chiesa si procedeva lungo la via che ora si chiama XI Febbraio, fino alla croce in cemento che si trovava di fianco al cimitero (1), sulla destra, all’incrocio con la strada che torna in paese. Proprio da quella strada si tornava in Chiesa, facendo prima una tappa ad un pilone che ora non c’è più e che si trovava al fondo di via Piave.

Le altre rogazioni si svolgevano in maggio, nei tre giorni precedenti l’Ascensione, quindi di lunedì, martedì e mercoledì (in quanto l’Ascensione cade sempre di giovedì).

Il primo giorno si andava alla croce di ferro (2) vicino al ponte sulla roggia, poi alla croce di ferro (3) del “puntet” (“pontetto”) sulla strada per Mercenasco, al confine dei due comuni.

 

Croce “Bigoi”

Croce che si trova nei pressi del ponte sulla Roggia

Croce “Gulina”

 

Il secondo giorno si prendeva la strada per Cascine di Candia e si andava alla croce in località “Moia” (4), sul lato sinistro, poi si procedeva sulla stessa strada fino alla località “Pera bianca” dove una croce di legno (5) era posta quasi al confine tra i comuni di Candia e Strambino. Poi si prendeva una stradina che portava a “Rusa da val” e si andava fino alla croce in ghisa molto elaborata (6), all’incrocio con la strada della “Badia”, conosciuta come croce “Gulina” o croce “d’an Carun” (perchè quella zona si chiama proprio “Carun”, Carrone, e dovrebbe essere il luogo dove una volta c’era il vecchio paese).

Il terzo giorno si faceva il giro più lungo: si prendeva la strada che porta al mulino di “Rivoc” dove c’era la croce in ghisa di “Barac” (7), proprio all’incrocio tra la strada che porta al mulino e un sentiero che partiva dai “Bianchin” e, tagliando per i campi, portava al mulino (sentiero usato dal mugnaio per venire in paese a fare le commissioni). Si andava poi alla croce della “Spinà” o anche “la crus ad Baro” (8) perché era sull’angolo della strada di “Rivoc” con la strada “del Bigoi”, nel campo di Baro dove adesso c’è una piantagione di pioppi. Si proseguiva poi per la croce del “Bigoi”, in ferro molto semplice (9), all’incrocio con la strada provinciale per Vische. Da qui si prendeva la strada del “Valun” fino ad arrivare alla croce del “Valun” detta anche “del Lancino” (10). Da qui si tornava in paese e si arrivava al pilone che c’è in via Garibaldi, subito dopo le scuole.

 

 

 

 

 

 

Oggi delle dieci croci sparse nel territorio nel territorio di Carrone quelle rimaste sono solo tre: quella detta “Gulina”, anche se non è più quella originale, quella del “Bigoi” e quella in ferro vicino al ponte.

 

Claudio Actis Alesina