L’emigrazione dei carronesi

L’emigrazione dei carronesi rientra nel fenomeno migratorio che a partire dal 1880 ha interessato l’Italia e il Piemonte, e che ha le sue radici nella profonda crisi che attraversò l’economia italiana in quegli anni: diminuirono i prezzi dei prodotti agricoli, aumentarono i dazi e venne istituita la tassa sul macinato.

Inizialmente le migrazioni avevano carattere prevalentemente stagionale: da Carrone ci si spostava nel Vercellese per fare la monda stagionale del riso o anche in Francia, in particolare in Savoia per lavorare nelle filande (dove il lavoro era legato al ciclo di vita dei bachi da seta e quindi seguiva un andamento stagionale).

Caterina Cignetti, una carronese nata nel 1884 (seconda fila al centro) fotografata con le compagne di lavoro in una filanda francese
 

Fra le emigrazioni (sia pure su scala minore) vanno anche considerati i trasferimenti a Torino, a volte temporanei a volte permanenti, a partire dagli anni successivi alla prima guerra mondiale: c’erano ragazze del paese che andavano a servizio presso famiglie torinesi e capifamiglia che abbandonavano il lavoro dei campi e si trasferivano in città con moglie e figli per diventare operai (mentre alcuni facevano i pendolari e tutti i giorni andavano a prendere il treno a Mercenasco per andare a lavorare a Torino).

Ci furono anche migrazioni temporanee, in genere in Francia o negli Stati Uniti, soprattutto nelle regioni minerarie: un capofamiglia (da solo o insieme a moglie e figli) si stabiliva all’estero per alcuni anni a svolgere lavori pesanti ma ben retribuiti, riuscendo così a mandare una parte dei suoi guadagni a chi era rimasto in paese, per poi tornare a Carrone dopo qualche anno, con i soldi necessari per comprarsi la casa e un pezzo di terra da coltivare.

Molti carronesi invece si trasferirono in modo permanente in altri paesi, portandosi dietro la famiglia o sposandosi e stanziandosi lì: in Francia (nella zona di Tolosa), nelle regioni minerarie degli Stati Uniti (Pennsylvania) e soprattutto in Argentina (in particolare nelle province di Cordoba e Mendoza).

Spesso chi si era già trasferito e aveva fatto un po’ di fortuna chiamava parenti o compaesani, perché era necessaria mano d’opera o perché c’era abbondanza di terre da coltivare. In questo modo si è costruito il mito della “Merica”, terra dove era facile arricchirsi e dove esistevano cose mai viste da noi.

Ancora negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, chi tornava da emigrato a trovare i parenti in paese lasciava tutti a bocca aperta portando ad esempio una radiolina che funzionava a batterie, oppure il racconto di “una macchina che lava da sola i panni” (quando invece in paese si lavava ancora a mano al lavatoio) o ancora di negozi che vendevano di tutto (supermercati) e impacchettavano nel nylon anche le verdure!

Ci fu anche chi, nato all’estero e tornato poi dopo diversi anni a Carrone con la famiglia, non riuscì a riadattarsi alla vita di paese, e tornò definitivamente negli Stati Uniti o in Argentina.

Mentre negli USA gli emigrati carronesi si sono dispersi in località varie e distanti, in Argentina l’esistenza di una numerosa comunità piemontese ha favorito la concentrazione degli oriundi carronesi in alcune località, dove sono riusciti a mantenere tradizioni alimentari e usi tipici della terra d’origine, come la festa della bagna cauda. Nelle famiglie di origine carronese e più in generale piemontese si usano ancora parole ed espressioni dialettali, tramandate di generazione in generazione.

Nell’ambito dei frequenti gemellaggi tra città di paesi diversi (incoraggiati a partire dagli anni ’80 dall’associazione “Piemontesi nel Mondo”) anche il comune di Strambino si è gemellato nel 2000 con Villa del Rosario (Cordoba), organizzando scambi culturali e viaggi negli anni successivi.

In questi ultimi 10 anni, grazie anche a Internet e a Facebook, si sono moltiplicati i collegamenti telematici con argentini di origine piemontese che cercano le loro radici in questa regione.

Ci sono alcuni casi di “carronesi d’origine” che si sono messi in contatto con i parenti in Italia e sono anche venuti a Carrone a ritrovare le loro radici, come Juan Manuel Vassia (di Cordoba) che, in Italia per lavoro, nel 2012 ha trascorso in paese diversi weekend, partecipando infine con i suoi genitori (venuti appositamente) ad una cena organizzata dal Circolo Ancos, prima di ripartire per l’Argentina.

Maria Carolina Grassino