La Canapa (“Cauna”)

Mia nonna Maria raccontava che in tempo di guerra (la prima guerra mondiale) si coltivava la canapa.

La canapa si seminava e veniva una pianta alta, verde come una canna ma non così grossa; sopra aveva un ciuffetto tipo saggina, di colore verde che poi diventava giallo. A settembre, quando era quasi secca, con il “piulot” (falcetto) si tagliava a mano e si facevano dei mazzi; i mazzi venivano portati al Lago di Candia e soprattutto alle “fontane” verso Mercenasco (dei fontanili con acqua di risorgiva) dove c’erano le “paludi”, delle vasche naturali di acqua stagnante, e lì si mettevano a bagno (con un segno per distinguerli dai mazzi di altre famiglie). La zona emanava odori di marcio proprio perché c’era la canapa che marciva.

Dopo un certo periodo, si tiravano su i mazzi, li si lasciava nei prati circostanti a colare e poi si portavano a casa ancora un po’ umidi, li si metteva nel cortile, si scioglievano e li si lasciava giorni e giorni ad asciugare bene (ritirandoli se minacciava temporale). Dopo la macerazione le canne diventavano tutte bianche, quando erano ben secche si procedeva a “distiar la cauna” ovvero separare la parte esterna da quella interna con dei pettini speciali (assi muniti di chiodi) di diverse misure. La parte esterna, una volta staccata, aveva l’aspetto di un ammasso di filamenti bianchi, che venivano poi filati come fosse lana, ottenendo un unico lungo filo.

La canapa filata veniva portata a delle piccole tessiture locali: col telaio si tesseva una larghezza fissa che si chiamava telo, poi le donne cucivano insieme due teli per fare lenzuola da una piazza oppure tre teli per lenzuola da una piazza e mezza; con un telo singolo invece si facevano le camicie da notte, aggiungendo le “gaide”, dei triangoli di stoffa su entrambi i lati per allargarle verso il fondo. Con i singoli teli si facevano anche asciugamani. La canapa più grossolana (“grusera”) veniva usata per lenzuola o asciugamani da cucina, quella più fine per asciugamani da viso, camicie da notte o tovaglie per la chiesa.

La parte interna delle “caune” aveva invece l’aspetto di un bastoncino cavo bianco (“canavol”) e veniva normalmente usato per accendere il fuoco, o dai bambini per fare bolle di sapone.

Maria Carolina Grassino