Tradizioni religiose di un tempo

Nella vita di un piccolo paese come Carrone, le feste religiose hanno sempre avuto una grande importanza per la popolazione, anche per il loro contributo nel rafforzare e mantenere vivo il senso di identità e di appartenenza alla comunità di tutti gli abitanti.
Oggi la partecipazione della popolazione alla vita religiosa anche a Carrone è diminuita e alcune tradizioni sono scomparse o sono cambiate. E’ interessante allora ricordare (e documentare attraverso immagini) gli eventi come battesimi, comunioni, cresime, matrimoni, funerali e le feste religiose nelle varie ricorrenze dell’anno liturgico così come venivano celebrati negli anni passati.

Funzione religiosa e poesie dei bambini sul sagrato negli anni ’50

Le foto di questi eventi, oltre ad avere interesse in sé come documento storico, permettono di constatare i tanti cambiamenti avvenuti a Carrone nel corso degli anni.

E’ cambiato il paese: le vecchie case sono state ristrutturate e nuove case sono state costruite dove c’erano un tempo campi o orti; i vecchi portoni di mattoni ad arco per accedere ai cortili sono stati per la maggior parte sostituiti da aperture quadrangolari, più funzionali al passaggio dei trattori; le strade sono tutte asfaltate mentre fino alla metà degli anni ’60 erano selciate.

Processioni negli anni ’50 in cui si vedono un portone ad arco oggi non più esistente e le strade sterrate e selciate

Si notano poi cambiamenti nell’abbigliamento di gruppi o compagnie, oggi non più caratterizzati da abiti particolari. Un tempo i bambini dell’asilo partecipavano in gruppo alle varie funzioni con una apposita divisa (grembiulino bianco e berrettino nero).

Bambini dell’asilo e della Prima Comunione negli anni ’50 e, a destra, berrettino dell’asilo di Carrone

Le Figlie di Maria (confraternita oggi scomparsa, formata da quattro donne nubili) indossavano una tunica bianca con una fascia azzurra intorno alla vita, mentre sul capo mettevano un velo bianco tenuto fermo da uno spillone; i portatori (gli uomini che in processione reggevano le statue) indossavano una tunica di colore blu scuro-violetto.

In passato c’erano anche altre Confraternite, una delle quali era quella dei Priori della Pentecoste che probabilmente indossavano una lunga tunica bianca. Sono invece ancora presenti le Priore del Rosario, ma nessuno si ricorda se un tempo avessero un loro abbigliamento particolare.

Processioni con i portatori della statua di San Grato, Priore di San Grato
e Compagnia della Pentecoste con la croce, all’inizio degli anni ’50

Per quanto riguarda invece i quattro Priori e le quattro Priore di San Grato, la tradizione voleva che le ragazze, il giorno della festa del paese, indossassero abiti bianchi con una acconciatura bianca (seguendo l’evoluzione dei tempi), mentre i ragazzi indossassero un abito elegante di colore scuro.

Ma sono cambiati ovviamente anche gli abiti delle varie persone ritratte nelle foto, che rispecchiano i cambiamenti della moda e degli usi del periodo: nell’abbigliamento femminile, ad esempio, le gonne, da lunghe fino ai piedi, si sono progressivamente accorciate; il velo bianco o nero che copriva il capo (la “quefa” ), un tempo d’obbligo per le donne durante le funzioni religiose, oggi è caduto in disuso; per quanto riguarda gli uomini, indossavano sempre il vestito della festa, mentre oggi si partecipava alle funzioni anche con un abbigliamento più informale.

Donne e uomini in processione negli anni ’50 e ’60

Battesimi

In passato il Battesimo veniva impartito entro le 24 ore dalla nascita. In seguito, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, i bambini venivano battezzati entro 7-10 giorni dalla nascita, salvo anticipare in caso di imminente pericolo di vita. Oggi invece si aspettano anche i 3 mesi di vita del bambino.

Un tempo la madre non partecipava alla cerimonia, mentre il padre sì, insieme al padrino, alla madrina, alla “levatrice” e ai parenti stretti.

A Carrone si usava fare un corteo a piedi dalla casa del nuovo nato fino alla chiesa. Il bambino indossava il tradizionale abito bianco con cuffietta. Dopo il battesimo, il piccolo corteo tornava a casa portando con sè il cero battesimale. Seguiva una piccola festa in casa. La mamma del bambino, dopo un periodo di riposo (fino agli anni ’40 restava a letto anche per più di un mese), tornava in chiesa a riportare il cero e a ricevere la benedizione.

In un certo periodo di tempo, fino agli anni ’60, spesso il bambino era fotografato in braccio da “Angelina ad Giacat” (Angela Grassino, sposata Crosio), che svolgeva il compito di levatrice del paese.

Battesimi con la levatrice Angelina: nel 1951 fuori dall’abitazione
e nel 1956 in corteo a piedi per tornare a casa dopo la funzione

Battesimo nel 1958: auto addobbata ed entrata in chiesa

Prime Comunioni e Cresime

La Prima Comunione veniva impartita tra i 6 e i 9 anni dopo un corso di catechismo. Poteva capitare che nello stesso giorno i bambini ricevessero anche la Cresima, perchè non sempre era possibile per il Vescovo andare tutti gli anni a Carrone. In genere le Comunioni si svolgevano il giorno dell’Ascensione (40 giorni dopo la Pasqua), alla messa prima delle 7 del mattino.

Cresime e Comunioni negli anni ’60 – Prime comunioni anni ’40

Comunioni negli anni ’50

Matrimoni

In passato (fino a prima della seconda guerra) la maggioranza dei matrimoni a Carrone avveniva tra compaesani (o al massimo con persone di paesi vicini) e, fino all’inizio del 1900, i matrimoni erano concordati dai genitori.

La festa di nozze coinvolgeva quasi tutto il paese, anche perchè spesso le parentele intrecciate facevano sì che una buona parte dei carronesi fossero parenti della coppia.

Dopo la cerimonia c’era il pranzo in casa degli sposi (bisogna tenere presente che in passato quasi sempre la sposa andava ad abitare in casa dello sposo, insieme a suoceri e cognati). Poi, a partire dagli anni ’60, i pranzi si sono svolti presso ristoranti della zona (spesso al il ristorante “Mago” di Caluso, di proprietà di un carronese).

Un tempo poi il viaggio di nozze non esisteva quasi: ancora prima della seconda guerra consisteva in un viaggio a Torino il pomeriggio stesso del matrimonio, con ritorno in serata a Carrone. Negli anni ’50 -’60 qualche coppia andava a Oropa e solo un paio di coppie “benestanti” sono andate a Roma.

Nei primi decenni del 1900 le spose vestivano di scuro, spesso in nero, con un abito in certi casi abbellito da piccoli gioielli di famiglia (catena con medaglietta sacra e orecchini). Solo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 si è diffusa anche a Carrone la moda dell’abito bianco e dell’acconciatura con il velo.

I bambini parenti degli sposi spesso preparavano una poesia da recitare sul sagrato della chiesa dopo la cerimonia.

In molti casi, soprattutto per matrimoni prima degli anni ’50, non sempre c’erano foto della cerimonia e gli sposi andavano dal fotografo a Strambino o Ivrea a farsi fotografare con gli stessi abiti, ma alcuni giorni dopo il matrimonio.

Coppie di sposi nel 1935, nel 1941 e alla fine degli anni ’50

Sposi e parenti nel 1958

Funerali

Quando una persona moriva, si informava subito il campanaro che faceva conoscere a tutti la triste notizia con il suono della “pasà” (tipico suono della campana con colpi ripetuti che indicavano il passaggio dalla vita alla morte, con due colpi finali per gli uomini e tre per le donne).

Ogni sera prima del funerale si usava recitare il rosario in casa del defunto, con la partecipazione corale del paese. Il funerale, dopo la cerimonia in chiesa, proseguiva con il corteo a piedi fino al cimitero, con la bara portata a spalle su una apposita portantina.

Pasqua

In prossimità della Pasqua si allestiva il sepolcro in chiesa, sull’altare della Madonna.

Le celebrazioni della Pasqua cominciavano con il Triduo pasquale (ciclo di riti che dura tre giorni). Il Giovedì Santo si celebrava la messa, durante la quale si portavano quattro candele e una croce al sepolcro. Dopo questa messa, fino alla domenica, non potevano più suonare le campane, sostuite dalla cantarana e dal “batai”.

Il Venerdì Santo si celebrava la via Crucis all’interno della chiesa (negli anni ’80 per un breve periodo la via Crucis venne celebrata all’esterno della chiesa, con le stazioni collocate nel sagrato e lungo via don Bartolomeo Villa, utilizzando fiaccole e lumini per illuminare la processione).

Il Sabato Santo si svolgeva invece la benedizione dell’acqua e del fuoco. Prima della Pasqua erano previste anche le confessioni per uomini e donne, che avvenivano in due sere diverse.

A Pasqua c’era la messa solenne, con il sepolcro abbellito da spighe di grano (grano che le suore dell’asilo seminavano per tempo, al buio, in modo che per quel giorno fosse già giallo.

L’ottava di Pasqua (la domenica successiva) si svolgeva una processione pomeridiana al cimitero.

Corpus Domini

Il Corpus Domini è una festa mobile che cade la settimana successiva della Pentecoste, che a sua volta si celebra 50 giorni dopo la Pasqua.

A Carrone per questa festa venivano allestiti due altarini che costituivano altrettante tappe della processione: uno veniva preparato nel “caral” di Via Fra Giacomo Costanza, l’altro in via don Bartolomeo Villa, dietro la chiesa. C’era quasi una competizione per chi realizzava l’altarino più bello, con i lavori che iniziavano di buon mattino, con gli uomini che per prima cosa tiravano il “quartun” (telo di copertura) lungo la strada.

Ma anche tutte le vie dove passava la processione venivano addobbate: ai muri c’erano dei ganci ai quali venivano legate delle corde per appendere le lenzuola bianche (le più belle del corredo, ricamate a mano). Alle corde venivano appesi anche fiori di carta crespa che alla sera donne e bambini realizzavano insieme in casa di uno o dell’altro. Lungo tutto il percorso venivano sistemati vasi di fiori. Il sagrato della chiesa veniva riccamente addobbato con drappi che partivano dal portone della chiesa fino alla strada. Per realizzare questa decorazione venivano collocati dei grossi pali per terra in appositi buchi sul sagrato (che si vedono ancora oggi) e sulla strada antistante (scomparsi dopo l’asfaltatura delle strade) sui quali venivano legate delle corde che sostenevano dei teli che creavano un grosso tendone con voulant tenuto fermo da grossi pesi.

Dopo la messa solenne si svolgeva la processione alla quale partecipava anche la banda (quella di Carrone, fino a quando è esistita, poi altre bande).

Con il passare degli anni, a partire dagli anni ’70, l’altarino di via Don Bartolomeo Villa non è stato più realizzato e in seguito, per una ventina d’anni, il secondo altarino è stato allestito in quella che è chiamata la “piazzetta”, all’incrocio tra via San Grato e via Capitan Ferrero.

Alla processione del Corpus Domini partecipavano anche i bambini che avevano fatto in quell’anno la Prima Comunione (indossando di nuovo l’abito usato in quella occasione) e i bambini dell’asilo, vestiti con le ali da angioletto e una stella sulla fronte, che spargevano petali di rosa lungo il percorso .

Rogazioni alle croci

Le rogazioni alle croci erano quattro processioni campestri che dalla chiesa portavano alle diverse croci che si trovavano nel territorio di Carrone, accompagnate da canti e litanie per la prosperità dei raccolti. Una rogazione si svolgeva il 25 aprile,le altre tre in maggio, nei tre giorni precedenti l’Ascensione.

Mese di maggio

A Carrone si celebrava il mese dedicato alla Madonna con recita del rosario e benedizione tutte le sere del mese; durante il ministero di Don Carlo Barengo venivano organizzate processioni ai piloni votivi, visto che da anni non si svolgevano più le rogazioni alle croci.

Madonna d’Agosto

La celebrazione di questa festa, il 15 agosto, era preceduta dalla novena di preghiera (recita serale del rosario in chiesa nei 9 giorni precedenti la festa).

Alla messa solenne del mattino seguiva al pomeriggio la processione con la statua della Madonna; la processione si formava all’uscita dalla chiesa, proseguiva a destra lungo via San Grato, poi girava a sinistra in via Fra Giacomo costanza, quindi girava ancora a sinistra in via per Strambino per poi ritornare in via San Grato e raggiungere nuovamente la chiesa. La processione era sempre preceduta dai Vespri e seguita dalla benedizione. Al termine, sul sagrato della chiesa si svolgeva l’incanto, una sorta di vendita all’asta per beneficienza di oggetti appositamente offerti: c’era una persona del paese che aveva il ruolo di banditore e raccoglieva le offerte dei presenti per poi aggiudicare i vari oggetti alla migliore offerta.

Alla processione di Ferragosto partecipavano già formalmente i Priori di San Grato, che sarebbero poi stati i protagonisti nella festa del santo patrono a settembre.

Processione della Madonna d’Agosto nei primi anni del 1900 e negli anni ’50

San Grato

San Grato è la festa del santo patrono di Carrone, celebrata tradizionalmente la prima domenica di settembre. Nel suo aspetto liturgico la festa prevedeva una novena di preghiera (recitazione serale del rosario in chiesa nei 9 giorni precedenti la festa).

In quel giorno c’era la messa al mattino, con la partecipazione delle quattro coppie di Priori di San Grato, mentre al pomeriggio si celebravano i vespri in chiesa, la processione con i priori, la benedizione e l’incanto. In quest’occasione la banda accompagnava i vari momenti della festa, che proseguiva alla sera con danze e giochi sul ballo a palchetto.

Processione di San Grato negli anni ’50

Madonna del Rosario

Questa festa si celebra la prima domenica di ottobre. Qualche giorno prima le Priore del Rosario (due donne che svolgevano questo incarico per due anni consecutivi) passavano di casa in casa a raccogliere le offerte. La domenica oltre alla messa c’era la processione e l’incanto.

I Santi

In passato, alla sera del 31 ottobre, si usava recitare la corona nelle case e lasciare sul tavolo della cucina delle castagne bollite per i morti. I bambini e i ragazzi quella sera avevano paura ad uscire di casa.

Il 1 novembre poi c’era la messa al mattino, mentre al pomeriggio si recitava la Corona in chiesa e si faceva la processione fino al cimitero e ritorno. Il percorso della processione procedeva a destra, dopo l’uscita dalla chiesa, lungo via San Grato, poi nuovamente a destra in via XI febbraio fino al cimitero; al ritorno seguiva via della Consolata, poi svoltava a destra in via San Grato, per poi rientrare in chiesa.

Quando la processione giungeva al cimitero ognuno si fermava vicino alla tomba dei propri cari per recitare le preghiere per i morti (quest’usanza è viva ancora oggi).

Festa del 4 novembre

Il 4 novembre non è in realtà una festa religiosa, ma la commemorazione della vittora dell’Italia e della fine della Prima guerra Mondiale.

In questa occasione veniva celebrata una messa alla quale partecipavano i reduci e le autorità locali. Dopo la messa c’era un breve corteo per raggiungere il monumento ai caduti a lato della chiesa, dove veniva recitato il Requiem per i morti. Partecipava alla cerimonia anche la banda, che in quell’occasione suonava “Il piave”. Dopo la cerimonia si organizzava un pranzo nell’osteria del paese. In quel giorno c’erano sempre discussioni tra chi aveva partecipato alle due guerre, tra chi aveva vinto e chi invece aveva perso.

Oggi questa festa è ancora celebrata con una messa e la partecipazione di autorità locali e associazioni di ex combattenti.

Festa del 4 novembre nel 2013

Natale

La celebrazione del Natale era preceduta da una novena di preghiera. Anche a Carrone si celebrava la Messa di Mezzanotte, con la statua del bambino Gesù collocata sulla balaustra prima dell’altare.

Quando le suore gestivano l’asilo, allestivano in quei locali il presepe e organizzavano una recita con i bambini.

Dagli anni ’80 Il il presepe viene allestito in chiesa e vengono organizzate piccole recite o canti natalizi.

Festa dei Coscritti

I Coscritti quando organizzavano la tradizionale festa usavano anche andare in chiesa per una messa speciale a loro dedicata, dopo la quale sfilavano con i suonatori (in qualche caso anche la banda) lungo le vie del paese.

I coscritti del ’59-’60 durante la messa e quelli del 1969 mentre sfilano per il paese

Oltre a quelli citati, vanno ricordati ancora due eventi della vita religiosa a Carrone:

Le Missioni: si svolgevano ogni cinque anni, e consistevano in dialogi didascalici tra preti che impersonavano rispettivamente i ruoli del sacerdote e del peccatore, inscenando una specie di rappresentazione sotto forma di dialogo. Chi impersonava il prete si metteva sul pulpito, chi impersonava il peccatore invece si sistemava su un pulpito più piccolo (realizzato appositamente dall’altra parte di quello esistente).

Le 40 ore: si svolgevano tutti gli anni a febbraio e consistevano in tre giorni di adorazioni di Gesù esposto, con anche la partecipazione di preti venuti da fuori Carrone.

Per concludere, una nota particolare riguardo alle processioni: esisteva, ed esiste ancora, uno schema ben preciso per quanto riguarda l’ordine e la collocazione dei partecipanti, con varianti a seconda della festa nel corso della quale venivano celebrate. Questo schema è mantenuto ancora oggi.

Apre la processione la croce, portata da un fedele, seguono le donne, poi, quando c’erano, le varie Congregazioni (come le quattro figlie di Maria con il loro stendardo da cui pendevano due nappe; lo stendardo era tenuto a turno in modo che le due donne davanti reggessero i bastoni, quelle dietro tenessero le nappe). Venivano poi i Priori (a seconda della festa che veniva celebrata: Priori di San Grato, con il portatore del “drapò”, oppure le Priore del Rosario). Seguiva il Prete e i chierichetti, a volte sotto un baldacchino portato a mano da quattro fedeli, quindi la Statua (per le processioni della Madonna d’Agosto o di San Grato) portata sulla spalla dai portatori. A questo punto si collocava (se c’era), la banda e infine gli uomini.

Questa pagina è dedicata alla memoria di Domenico Costanza

Claudio Actis Alesina, Vilma Actis Alesina, Maria Teresa Cignetti
Maria Carolina Grassino, Domenica Robino, Armando Vassia